mercoledì 28 marzo 2007

La vergogna

Non ho mai raccontato a nessuno dei miei compagni o amici il terrore di stare in casa, per fortuna stavo a scuola fino alle 17 e trenta perchè facevo il dopo scuola che era un servizio del comune in cui dopo svolti i compiti per casa della scuola vera (quella della mattina) si stava a giocare o a fare lavoretti, tipo statue di gesso, imparare a cucinare, recite, il corso di inglese (e non lo so ancora) insomma tante cose divertenti: bastava non essere a casa che tutto era divertente.
Neanche al mio amico Nicola in campagna che mi raccontava che quando suo padre si arrabbiava lo frustava con la cinghia dei pantaloni, neanche a lui che ci vedeva sempre spensierati nella vita bianca, neanche a lui ho mai detto nulla.
La vergogna è il sentimento che più rappresenta quello che sentivo e ancora sento nei confronti dei miei genitori, vorrei che sparissero.
Mi vergognavo a farli conoscere, mi vergognavo a portare amici in casa, mi vergognavo per quell'aria innaturale e non simpatica che regnava in ogni angolo, in ogni punto della casa.
Quella tensione che rimaneva sempre sospesa in tutte le stenze. In tutti i gesti. In tutte le parole.
Anche ora se trovassi un* compagn* non credo che gli vorrei far conoscere i miei genitori: meglio tenerli lontani dalla mia vita di adesso, non racconto loro nulla e non mi interessa.
Non sanno niente in realtà di me, di come sono dentro.
E' mio il mio dentro. Solo mio.



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