sabato 31 marzo 2007

Sono cadut* dalle scale (scuole elementari)

Quando i lividi stavano sotto i vestiti la mamma non si preccupava troppo. Ma quando stavano sul viso allora diventava tutta nervosa. A volte mi metteva il suo fondotinta per andare a scuola e a me pareva una cosa ridicola. Ma me lo metteva bene. Non si vedeva molto, ma anche il livido diventava quasi invisibile. Poi mi faceva questa raccomandazione, soprattutto se le labbra erano gonfie e non si potevano restringere con qualche trucco.. mi diceva .. 'mi raccomando... se ti chiedono qualcosa di' che sei cadut* dalle scale...' Adesso mi chiedo.. ma la maestra cosa pensava.. almeno poteva pensare che avessi dei gravi problemi di deambulazione se mi capitava sempre di cadere dalle scale, oppure poteva pensare la mia mamma non facesse altro che dare la cera su queste fantomatiche scale, o ancora che ero esageratamente esuberante in casa rispetto al mio usuale comportamento a scuola e la mia corporatura minimalista...
Chissà che pensava la maestra ... non lo saprò mai.

venerdì 30 marzo 2007

La raccolta delle olive

Mio nonno aveva un campo. Il campo c'e' ancora ma sono anni che nessuno ci va.. mi ha detto mia cugina che i rovi hanno preso il sopravvento e sicuramente se ci vado d'estate troverò tante more..
Nel campo c'e' una capanna (un giorno ci trovai un giornaletto molto molto ma molto pornografico di mio nonno e me lo studiai tutto, con grande interesse e ancora lo ricordo, avrò avuto 9 o 10 anni... ma guarda il nonno .. pensai)
Nel campo ci sono 25 olivi.
Con le olive si faceva l'olio per tutto l'anno.
In cantina della nonna c'era l'orcio dell'olio. Una cosa preziosissima.
Mia nonna era nata nel 1905 e mio nonno nel 1899 (era un ragazzo del '99 come diceva sempre, il che voleva dire che gli erano toccate tutte e due le guerre, anche se nella seconda si era imboscato.. della prima aveva un sacco di medaglie..) e quindi la preziosità dell'olio me la trasmettevano bene.
Ogni anno dall'inizio alla fine di dicembre tutti i sabati e le domeniche erano dedicati alla raccolta delle olive. Stendevamo un vecchio paracadute intorno ad un olivo per volta e arrampicandosi o sulla pianta o sulle scale facevamo cadere le olive su questo telo bianco. Ma era davvero un paracadute che non ho mai capito dove l'avessero pescato ..
Spesso, a noi bambini, ci davano un paniere per uno e ci dicevano di andare nei nostri olivi preferiti a raccogliere le olive dei rami bassi... penso che così ci toglievano un po' dai piedi e lavoravano meglio.
Ma raccogliere le olive era una festa soprattutto per il pranzo.
I pranzi più belli della mia vita.
I pranzi mitici che non ho più rifatto.
Il nonno e la nonna e gli zii (anche loro partecipavano a questa raccolta) a un certo punto accendevano un fuoco. Quando il fuoco era bello scoppiettante, prendevano dei ramoscelli di olivo e ci infilzavano sopra una salsiccia. Ognuno si cuoceva la sua, tenendo il bastoncino sul fuoco, come vedevo nei fumetti di Topolino a volte quando Qui Quo Qua facevano i campeggi. Era troppo mitico. Una fetta di pane e la salsiccia sul fuoco. Se ne potevano mangiare quante se ne volevano....
Non ho mai più mangiato niente di così buono.
Era buono da tutti i punti di vista.


giovedì 29 marzo 2007

15 marzo 1978

Questo è l'unico episodio della mia VITA NERA che ricordo con una dovizia di particolari incredibile. Come se fosse ieri. Come se si fosse stampato per sempre nella mia mente e non riuscissi a cancellarlo come in realtà vorrei.
Come se mi dovesse perseguitare per sempre.
Come per dirmelo e ricordarmelo sempre.
L'ho scritto una volta sola.
L'ho raccontato per primo ad una persona importante.
Lo copio da lì. Non lo modifico anche se potrei aggiungere i particolari su ogni dettaglio, cosa c'era in cucina, la tovaglia, i bicchieri, i piatti, gli sguardi, il fornello, l'acquaio, la paura, la paura, la paura.
L'aria densa. L'aria densa su di noi tre. L'aria densa che ti soffoca già prima di poter respirare. Quell'aria che forse riuscirò un giorno ad espirare completamente.
Forse quando riuscirò a rimangiare seppie in inzimino...


15 marzo 1978

Episodio.
A tavola.
Tutti in silenzio come sempre.
Parlare era pericoloso.
Se dicevi una parola sbagliata
ne prendevi ...
Meglio non rischiare.
Domanda di lui che giorno è oggi?
Io scem* che rispondo
il 15 marzo..
E lui allora solo a me..
E che giorno è il 15 marzo
e io zitt*
E lui sono le idi di marzo ...
Sentivo che si metteva male ..
E lui
e che è successo per le idi di marzo?
E io
quasi sussurrando
non lo so.
Un cazzotto in pieno viso
gli occhiali che volano
niente lacrime sennò è peggio
Lui
mi mischia la macedonia con il pesce
e mi obbliga a mangiare
come un cane
senza posate
io comincio a singhiozzare
ma piano
ma lui
mi tira su di forza
mi scaraventa in terra
e comincia a tirare calci
in viso
nello stomaco
sulla schiena...
Solo perchè a 11 anni
non sapevo che il 15 MARZO
era stato ucciso
Giulio Cesare.

mercoledì 28 marzo 2007

La vergogna

Non ho mai raccontato a nessuno dei miei compagni o amici il terrore di stare in casa, per fortuna stavo a scuola fino alle 17 e trenta perchè facevo il dopo scuola che era un servizio del comune in cui dopo svolti i compiti per casa della scuola vera (quella della mattina) si stava a giocare o a fare lavoretti, tipo statue di gesso, imparare a cucinare, recite, il corso di inglese (e non lo so ancora) insomma tante cose divertenti: bastava non essere a casa che tutto era divertente.
Neanche al mio amico Nicola in campagna che mi raccontava che quando suo padre si arrabbiava lo frustava con la cinghia dei pantaloni, neanche a lui che ci vedeva sempre spensierati nella vita bianca, neanche a lui ho mai detto nulla.
La vergogna è il sentimento che più rappresenta quello che sentivo e ancora sento nei confronti dei miei genitori, vorrei che sparissero.
Mi vergognavo a farli conoscere, mi vergognavo a portare amici in casa, mi vergognavo per quell'aria innaturale e non simpatica che regnava in ogni angolo, in ogni punto della casa.
Quella tensione che rimaneva sempre sospesa in tutte le stenze. In tutti i gesti. In tutte le parole.
Anche ora se trovassi un* compagn* non credo che gli vorrei far conoscere i miei genitori: meglio tenerli lontani dalla mia vita di adesso, non racconto loro nulla e non mi interessa.
Non sanno niente in realtà di me, di come sono dentro.
E' mio il mio dentro. Solo mio.



Il negozio bazar del paese

Nel paese vicino a quello della nonna, dove c'era un solo negozio di alimentari che faceva anche da bar dove il nonno andava a giocare a carte e offriva sempre qualcosa a tutti (lui era fatto così offriva sempre qualcosa a tutti e la mia nonna a volte brontolava perchè spendeva troppi soldi). Insomma nel paese vicino c'era il giornalaio. Il giornalaio in realtà era un negozio veramente caotico in cui potevi trovare di tutto.
Ogni tanto il nonno ci dava dei soldi per comprarci qualcosa. Oppure ci avanzavano i soldi che la mamma ci lasciava ogni settimana (dalla nonna in estate la mamma veniva un paio d'ore la settimana a trovarci) per fare la spesa ed allora ce li dividevamo e ognuno ne faceva quello che credeva. A volte mi compravo un gelato (ero ghiotta del 'Pirottino al cacao' Sammontana, tutta cioccolata e dentro un cuore fondente), a volte invece andavo dal giornalaio.
Il giornalino che mi ricordo che mi piaceva tantissimo era Geppo, il diavolo buono a cui danno sempre missioni cattivelle che lui non riesce mai a compiere perchè è troppo buono.
Dal giornalaio c'era un enorme banco sopra cui c'era veramente di tutto. Era bellissimo questo caos in cui spuntava una pistola ad acqua in mezzo a dei libri, in mezzo a dei calzini, in mezzo a milioni di altre cose. Avevo comprato anche una pistola ad acqua grigia con il tappo rosso. Ma le pistole ad acqua di trenta anni fa facevano spruzzi molto piccoli, rispetto a quelle che ha mio nipote. Ma io mi divertivo molto a cercare di fare lo spruzzo più lontano possibile.
Geppo invece, come tutto il resto, lo potevo leggere mentre mangiavo il pranzo (e lo facevo molto volentieri alla faccia del galateo!!).
Il proprietario del bazar si chiamava Bruno e era piuttosto simpatico anche se a volte brontolava se gli sembrava che facessimo confusione sul suo tavolo (ma più di come già era non si poteva!!)


Flashback di Vita nera (9 anni circa)

C'è mia sorella che ne sta prendendo per qualcosa. Io guardo immobile. Non intervenire fa parte della propria sopravvivenza, ma fa male. Fa male lo stesso.
Io sono terrorizzata da questo pensiero, ma non ricordo se legato a quello che stanno dicendo loro, penso: ora viene qui mi taglia la mano, me la cuoce in padella e mi obbliga a mangiarla. Questo tipo di punizione mi sembrava tra quelle possibili. Mi sembrava possibile e ne ero sempre terrorizzata. Chissà da quali parole mi è nata questa paura.
Qualcosa mi deve essere arrivato se potevo avere un pensiero così allucinante. Era uno dei miei incubi delle mie notti. Io costretta per punizione a mangiare una parte del mio stesso corpo. tendenzialmente o la mano o una parte di essa, un dito ad esempio.
Non riesco a ricordare perchè.
Ma questo era il padre che io vedevo ed ancora vedo.
E la madre non fa niente. Subisce e basta.
Ma soprattutto non fa niente per difendere i suoi figli.



Bjorn Borg - 9/10 anni

Quando non potevo giocare a calcio, perchè magari non c'erano altri bambini, allora giocavo a tennis, contro il muro della casa della nonna, in mezzo alla strada. Non passavano molte macchine. Perchè la strada finisce nel paese, non porta da nessun' altra parte. E le auto andavano piano, perchè sapevano che tutti i bambini giocavano in mezzo alla strada e alla piazza del paese.
Io allora ero fanatico di Bjorn Borg, mi piaceva proprio. Non lo volevo sposare, perchè avevo altre idee per quando sarei stato grande. Ma lo adoravo e volevo imparare a fare il rovescio come lui, perchè a quell'età tutto è possibile. Ed allora mi esercitavo veramente tanto sul muro a fare i rovesci di tennis. E mi sentivo pure bravo, ma secondo me era solo una mia impressione.
Sono un autodidatta. Non ho preso una lezione di tennis in tutta la mia vita però me la cavo.
E quella racchetta mi piacerebbe ritrovarla. Ma mi sa che sia andata persa.
Comunque qualcosa ho imparato perchè se provo a giocare a tennis in un campo qualcosa riesco ancora a fare. Insomma Bjorn Borg era il mio modello da seguire per il tennis (per il calcio avevo Platini, ma questa è altra storia), soprattutto per i suoi capelli e la sua fascia sulla fronte.



Flashback di Vita nera (3 anni circa)

Non ho molti ricordi vividi della vita nera. Solo uno, ma ancora non è tempo per scriverlo.

Ricordo una sera in macchina. Pioveva. Noi tre dietro. La mamma sale e viene cominciata a essere tempestata di pugni, lì in macchina e io non so perchè e questo non saperlo mi spaventa.
Arriviamo a casa e appena entrati ricomincia il massacro. Noi tre non ci muoviamo. Il non capire ci paralizza. La mamma non fa niente. Cerca solo di difendere il suo viso.

martedì 27 marzo 2007

Regole nella Vita Bianca

La vita bianca si svolge in campagna dai nonni. Mia nonna era una tipa tosta e molto ferrea nel tenerci con sè. Però le regole erano molto rilassanti.
le regole a casa della nonna erano le seguenti

1 - Ognuno si doveva fare il proprio letto e tenere in ordine.
2 - Ognuno doveva dare una mano in casa prima dei giochi (andare a fare la spesa, apparecchiare, sparecchiare, rigovernare i piatti e spazzare la cucina era di noi bambini)
3 - Ognuno si doveva lavare a mano i propri indumenti sotto insegnamento della nonna nella quantità di energia da impiegare per questo lavoro e nella modalità dei risciacqui (la nonna aveva la fissazione che la lavatrice servisse solo per le lenzuola e meno male almeno per quelle la usava, la lavatrice di mia nonna è durata infatti circa 30 anni)

Dopo di che non esistevano altre regole e tutto andava bene.
Eravamo liberi e felici.
La tensione si allentava completamente.
Io potevo esistere e litigare come normalmente si fa con mio fratello e mia sorella.


Regole nella Vita Nera

Nella vita Nera, c'erano pochissime regole di SOPRAVVIVENZA quotidiana.
La sopravvivenza quotidiana era di riuscire ad arrivare alla sera senza troppi lividi e soprattutto senza peggiori punizioni psicologiche.
Per fare questo era necessario (ma non sufficente)
1 - Parlare il meno possibile per evitare di sbagliare qualcosa
2 - Non dire nulla se lui ascoltava qualcosa alla radio
3 - Non litigare mai tra noi fratelli
4 - Non sbagliare assolutamente l'uso delle posate (come amo non apparecchiare bene la tavola!!) o altre regole bizzarre (per noi bambini) del galateo.
5 - Sapere rispondere alle domande quiz
6 - Non piangere se la mamma veniva picchiata
7 - Non piangere se qualcuno di noi veniva picchiato
8 - Non piangere mai
9 - Non lamentarsi mai
10- Non giocare rumorosamente per non disturbare il suo riposo
11- Non parlare mai della nonna
12- Non dire nulla dell'altra vita
13- Non nominare niente che avesse a che fare con la religione (non chiedere ad esempio perchè in questa casa non posso fare un presepe, come gli altri bambini?)
14- Non chiedere niente in generale (che implicava parlare vedi Regola 1)

Insomma bastava cercare di esser più trasparenti possibili e silenziosi.
Se non esistevi abbastanza bene potevi farcela.
Ma tutto creava una tensione continua.

La tensione dei muscoli rafforza i muscoli
La tensione dell'io-dentro rafforza l'io-dentro.
Per questo siamo forti io, mia sorella, mio fratello.

La tensione non si rilasciava mai.
La troppa tensione dei muscoli crea strappi muscolari dolorosi.
La troppa tensione dell'io-dentro crea strappi all'anima molto dolorosi.
Per questo siamo anche tanto fragili io, mia sorella e mio fratello.